lineaitaliapiemonte.it - 24 ottobre 2023, 12:23

Automotive, la componentistica italiana tiene ma i cinesi fanno paura

Nel 2022 fatturato in crescita per il 72% delle imprese della componentistica e sostanziale tenuta dell'occupazione, diminuiscono (ma restano il 68%) le aziende che hanno Stellantis o Iveco nel proprio portafoglio clienti, si guarda a Germania e Francia per l'export ma il crescente ruolo della Cina nel panorama dell'auto desta incertezza , quando non allarme , nella maggior parte delle imprese. E in vista del 2035 il 16% delle aziende prevede di uscire dal mercato dell'auto mentre un terzo continuerà a produrre per il motore endotermico. Sono alcuni dei dati emersi dall'Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino e da ANFIA presentato presso il Mauto di Torino. Alcuni dettagli sui dati

Automotive, la componentistica italiana tiene ma i cinesi fanno paura

I dati che emergono dall'Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino e da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) relativa al 2023, mostrano un settore che tiene ancora pur in un clima di incertezza, in primis dovuto alla preoccupazione per l'ingresso in Europa dei costruttori cinesi.

I numeri della componentistica in Italia

Nel 2022 le 2.167 imprese che compongono l’universo della componentistica automotive italiana hanno impiegato nel settore circa 167.000 addetti e generato un fatturato stimato, ad esso direttamente attribuibile, pari a 55,9 miliardi di euro.

Dopo la ripresa osservata nel 2021, con una variazione ampiamente positiva dei ricavi e una tenuta del numero di addetti, nel 2022 è proseguita la dinamica di crescita del fatturato, seppur in termini più contenuti (+9,0%), accompagnata da una sostanziale stabilità a livello occupazionale (+0,5%).

La componentistica in Piemonte
Il Piemonte resta il territorio con il maggior numero di imprese insediate (il 33,6%), a cui seguono la Lombardia (il 26,9%) e l’Emilia-Romagna (il 10,6%) che, nel complesso, coprono più del 70% del totale. Alle imprese con sede in Piemonte è riconducibile il 34% circa sia del fatturato, sia degli addetti del settore.

Nel 2022, il fatturato direttamente generato dalla componentistica piemontese è stato stimato pari a 19,2 miliardi di euro, in crescita del +5,8% rispetto al 2021.

In confronto all’anno precedente, in cui si era registrata una significativa crescita, l’incremento nel 2022 è stato più contenuto ma trasversale a tutti i principali segmenti della filiera.

Nel 2022 gli addetti impiegati nel settore sono ammontati a poco oltre 56.800 unità, in flessione rispetto all’anno precedente del -1,3%. Il calo complessivo degli addetti del settore è dovuto alla sofferenza registrata dagli operatori collocati più vicino al vertice della piramide della fornitura: i sistemisti e modulisti e gli specialisti sono, infatti, i fornitori che mostrano le flessioni più marcate.

La filiera automotive nel 2022

All’indagine annuale dell’Osservatorio dell’edizione 2023, somministrata nel periodo marzo-maggio, hanno contribuito attivamente 470 imprese.

Nel 2022 fatturato in crescita per il 72% delle imprese

Nel 2022 la filiera della componentistica ha consolidato la ripresa, avviata dall’anno precedente, recuperando in buona misura i livelli di attività del periodo prepandemico. Le imprese che hanno dichiarato un fatturato in crescita sono risultate il 72%, a fronte del 22% che ha registrato una riduzione e il 6% che ha rilevato ricavi sostanzialmente invariati rispetto al 2021; ne deriva un saldo tra le dichiarazioni espresse di aumento e quelle di decremento del giro di affari pari al +50%. Per quasi un’impresa su due la crescita di fatturato è stata superiore al 10% e l’andamento positivo ha pervaso tutte le categorie di fornitori.

In Piemonte, sono il 66% le imprese che hanno dichiarato un aumento del fatturato, rispetto al 26% che invece rileva un calo e all’8% che registra un fatturato invariato rispetto all’anno precedente.

Relazioni della filiera con Stellantis e Iveco

Con riferimento al gruppo Stellantis preso in considerazione insieme al gruppo Iveco, l’Osservatorio mira a individuare i cambiamenti nelle relazioni di fornitura. I dati raccolti delineano una filiera che va ridisegnando, in una certa misura, tali rapporti: si riduce la quota di imprese che ha dichiarato di avere Stellantis e/o Iveco nel proprio portafoglio clienti, che passa dal 72,9% del 2021 al 68,4% (in Piemonte il 76,6%). Parallelamente diminuisce la percentuale degli operatori che hanno generato da vendite a Stellantis e/o Iveco oltre il 50% del volume di affari, passata dal 39,6% del 2021 al 33,3% del 2022.

La quota di fatturato medio generato da vendite a Stellantis e Iveco complessivamente considerati è in netto decremento (il 35,5% contro il 40,7% del 2021) soprattutto a causa dell’andamento del mercato domestico. Trend analogo si riscontra anche in Piemonte dove si passa dal 49,6% del 2021 al 44,3%.

Rapporti commerciali con tedeschi e francesi

Cresce invece l’incidenza (64,5%, era 59,3% nel 2022) del fatturato derivante da vendite a costruttori o fornitori di altri assemblatori (in Piemonte 55,7%). I rapporti commerciali privilegiano la fornitura verso gli OEM tedeschi, a cui orientano le transazioni commerciali il 64% dei fornitori, che non vendono a Stellantis/Iveco; seguono gli OEM francesi (escluso Stellantis), quelli americani e le case automobilistiche asiatiche, in primis giapponesi e cinesi.

Propensione all’internazionalizzazione

Dopo lo stallo del 2020, a cui è seguito il forte rimbalzo registrato nell’anno successivo, nel 2022 l’export italiano del settore conferma il trend di crescita. Nell’indagine, di conseguenza, aumenta sia la porzione di rispondenti che dichiara di vendere i propri prodotti sui mercati esteri, che passa dal 78,3% della scorsa edizione all’80,7%, sia la quota di fatturato automotive riconducibile a tali vendite che, rimasta sotto il 42% negli anni precedenti, raggiunge il 46%.

Imprese della componentistica e costruttori cinesi

In considerazione del crescente ruolo della Cina nel panorama globale dell’auto e dell’entrata nel mercato europeo dei produttori automobilistici cinesi, principalmente di auto elettriche e ibride, le imprese della componentistica rispondono con preoccupazione: sono il 36% gli operatori che in tale scenario intravedono una minaccia, solo il 16% quelli che ne individuano un’opportunità, mentre il 48% ha dichiarato di non saper esprimere un giudizio, manifestando incertezze nel valutare ad oggi le implicazioni per l’industria automobilistica europea.
Prospettive 2023 e strategie d’impresa

Per il 2023, in base a un’indagine di approfondimento lanciata nel mese di luglio, il 49% delle imprese prevede una variazione del fatturato in aumento, il 27% in diminuzione e il 24% ricavi invariati, nonostante il rallentamento del quadro economico mondiale e le tensioni geopolitiche internazionali.

In una visione di medio-lungo termine, le imprese sono state interrogate sulle strategie che verranno poste in atto a seguito della scadenza europea del 2035, che prevede lo stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico.

Il 32,0% (in Piemonte il 26,1%) del totale delle imprese potrebbe prevedere di mantenere una quota di componentistica relativa a motori a combustione interna per clienti extra Ue; il 29,3% (in Piemonte il 26,6%) potrebbe modificare (in parte o del tutto) i propri prodotti o servizi, orientandoli all’elettrico o idrogeno. L’eventuale valutazione di uscita dal settore automotive, al fine di operare in altri ambiti industriali, riguarda invece il 16,4% dei componentisti (in Piemonte il 17,4%), ed è individuata come unica opzione possibile da un’impresa su dieci.

Sono in minoranza le imprese che non prevedono di apportare trasformazioni del proprio modello di business, in quanto già orientate alla produzione di componentistica o servizi per veicoli ad alimentazione elettrica o fuel cell, o agli stessi potenzialmente destinabili (il 42,8%, in Piemonte il 45,1%).

Per Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica): “Nel panorama di una transizione energetica molto articolata, le imprese del comparto indicano tra le priorità di intervento misure di sostegno agli investimenti per le riconversioni produttive e di incentivazione al reskilling e upskilling dei lavoratori. Grazie all'accordo che ANFIA ha siglato con il MIMIT qualche giorno fa, queste misure verranno presto definite nell'ambito di un più vasto e complessivo progetto per rilanciare il settore e la produzione nazionale di autoveicoli".

“Monitoriamo una filiera sostanzialmente in salute, che nel 2022 ha registrato fatturato in  aumento e dato occupazionale stabile, e che si sta interrogando e strutturando  per affrontare le sfide importanti imposte dall’evoluzione del comparto, come la scadenza 2035 per i motori endotermici, l’ingresso sul mercato dei costruttori cinesi, le scelte ormai irrinunciabili in ambito ESG, a cui si aggiungono le preoccupazioni legate al contesto politico internazionale - spiega il Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina. – Le nostre imprese, comunque, mostrano un’attiva capacità di reazione, continuano a muoversi in contesti internazionali e a investire in ricerca e sviluppo per mantenersi competitive”.

Redazione

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