Le agenzie di rating si preparano a declassare i nostri titoli di stato ad appena un gradino sopra la spazzatura.
Da più parti si bolla come strumentale questo declassamento, funzionale ad alimentare la speculazione finanziaria che alle agenzie è legata a filo doppio.
Un rating più basso costringe lo Stato a pagare interessi più alti sul proprio debito e nel caso più unico che raro dell'Italia in cui i patrimoni privati sono tre volte l'ammontare complessivo del debito pubblico, mettere in asfissia lo Stato rappresenta un buon affare per guadagnare cedole più alte o in alternativa appropriarsi del patrimonio delle famiglie italiane.
C'è sicuramente del vero in questa lettura, ma noi stiamo collaborando attivamente a questo disegno mettendoci molto di nostro.
Da 20 anni, a dispetto di un avanzo primario che strangola di tasse l'economia, lo Stato italiano chiude regolarmente in deficit di bilancio, gonfiando il debito in misura assai maggiore della crescita del PIL che è asfittica.
Il denaro dato allo Stato viene utilizzato quasi in toto per finanziare una spesa corrente gravata da incredibili sacche di parassitismo alla cui inarrestabile crescita corrisponde un altrettanto inarrestabile declino dei servizi.
I pochi investimenti derivano da fondi comunitari peraltro mal utilizzati e gravati da costi parassitari paurosi.
Nel cuore del sistema paese, i pubblici servizi manifestano disorganizzazione e menefreghismo strisciante ad ogni livello, con la politica che usa la pubblica amministrazione e la sempre crescente influenza in una imprenditoria privata priva di dignità (e professionalità), come merce di scambio per restare ancorata alla poltrona.
La fiscalità è ad un tale livello da rendere non profittevole qualsiasi investimento imprenditoriale fatto secondo le regole.
La cavillosità burocratica unita ad una Magistratura fuori controllo, rende il paese difficile da vivere perfino per gli italiani, al punto da fare fuggire giovani competenti e formati sostituendoli con immigrati totalmente da scolarizzare a spese della comunità.
In 10 anni il numero dei giovani presenti nel paese si è ridotto del 30% mettendone a rischio la sopravvivenza etnica, malgrado ciò il tasso di disoccupazione giovanile è rimasto invariato a dimostrazione che di pari passo col declino della natalità c'è stato un analogo declino dell'imprenditoria.
Neppure gli investitori italiani sembrano avere più fiducia nei nostri Titoli di Stato eppure riappropriarci del nostro debito pubblico sarebbe il primo passo per disinnescare le agenzie di rating che muovono la speculazione.
Come si può ragionevolmente pensare che un paese come questo possa riscuotere la fiducia degli analisti?
La nostra sola risorsa sono i risparmi, e in una situazione di degrado come questa sono il solo fattore aggredibile.
Facciamocene una ragione.
Il solo modo per uscirne e riconquistare fiducia è tagliare il parassitismo alla radice, equilibrare il bilancio dello Stato, e creare le condizioni per le quali gli italiani possano tornare ad investirci.