Cronaca - 09 maggio 2023, 17:48

E’ rivolta sulle piazze dei mercati

Le 180 mila famiglie di ambulanti italiani protestano contro la direttiva Bolkestein. Assemblee in tutta la penisola in vista di una manifestazione generale in programma a Roma il 14 settembre.

400 gli operatori presenti all'assemblea del 9 maggio a Torino. Si prepara una mobiltazione generale con manifestazione a Roma per il 14 settembre

400 gli operatori presenti all'assemblea del 9 maggio a Torino. Si prepara una mobiltazione generale con manifestazione a Roma per il 14 settembre

Dalle piazze di Torino la protesta si diffonde a macchia d’olio in tutta Italia. Le 180 mila famiglie di ambulanti italiani non ci stanno a sacrificare decenni di lavoro famigliare e investimenti sull’altare della direttiva Bolkestein, il provvedimento UR 2006/123/CE che impone la messa a gara dei servizi presenti in territorio europeo. Da questa legge - che stabilisce, pena provvedimenti di infrazione, procedure di bando per le concessioni dei balneari - la categoria degli ambulanti era stata esclusa, nel 2018, in ragione della natura dell’attività. Che si svolge infatti su aree prive di interesse naturalistico. Che non è soggetta a concorrenza, dato anzi il sempre più esiguo numero di banchi sui mercati. E che per di più è non da oggi fatta oggetto di tassazione pesante, a differenza degli impianti turistici dei litorali italiani.

Ora però sulla categoria si abbatte, come uno schiaffo in pieno viso, lo sbalorditivo dietro front del governo che con il ddl concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri il 20 aprile, ma ancora da discutere in Parlamento, ributta gli esercenti su piazza nella direttiva. Di fatto, se la normativa venisse recepita, sarebbero nuovamente a rischio i rinnovi di concessioni decennali ancora in corso e piomberebbe nell’incertezza il destino di centinaia di famiglie che potrebbero trovarsi da un giorno all’altro col reddito azzerato. Solo a Torino si parla di 4100 imprese famigliari, da ciascuna delle quali dipendono le sorti economiche di 3-4 individui.

Stato di agitazione e il 14 settembre manifestazione nazionale a Roma

Per combattere il provvedimento gli ambulanti orchestrano una mobilitazione generale, a partire dall’assemblea urgente convocata martedì 9 maggio a Torino dal sindacato del microcomercio Goia–Fenapi, insieme con quelli dei battitori torinesi Ubat, liguri Aval e delle aree pubbliche e commercio al dettaglio Snadi. 400 gli operatori presenti, in collegamento numerosi direttivi italiani. Supporter da Roma l’onorevole Chiara Appendino, grande sostenitrice della categoria sin dai tempi in cui era stata a capo della giunta torinese. Il prossimo appuntamento unitario è per il 14 settembre nella capitale per una estesa manifestazione nazionale. Nel frattempo si darà vita a manifestazioni locali in tutta Italia.

La rabbia e lo sconcerto sono palpabili nella categoria. “Questo è l'ultimo colpo in testa che ci ha sparato la politica”, considera il Presidente del Goia Giancarlo Nardozzi, che insieme ai colleghi dell’Ubat aveva già dato vita nei giorni scorsi, sempre a Torino, ad un presidio davanti alla Prefettura. Incalza Silvano Rittà, Presidente dell'Ubat: “Dopo 10 anni di lotte eravamo finalmente riusciti ad uscire dalla Bolkestein. Oggi anziché mettere la parola fine a questo incubo e lavorare finalmente ad autorevoli linee guida per i rinnovi, la politica ci fa rientrare nel caos con questo opinabile ddl".

Ambulanti e balneari, categorie distanti

Gli ambulanti prendono decisamente le distanze dalla direttiva comunitaria, nata per tutelare interessi che nulla hanno a che fare col commercio ambulante. Spiega Gregory Massa del direttivo Goia Fenapi:La Bolkestein mira a calmierare lo sfruttamento di risorse naturali limitate come mari, fiumi e laghi. Ora ci chiediamo che cosa c’entra tutto questo con i mercati?” Inoltre non va dimenticato che se i balneari vanno, economicamente parlando, a gonfie vele, il comparto degli ambulanti boccheggia. E niente è più eloquente dei numeri. “Nel 2000 Torino vantava 40 mercati, mentre ne conta a malapena 33”.

Contro gli ambulanti una procedura di preinfrazione fantasma

Il reiserimento forzato degli ambulanti nella Bolkestein sarebbe secondo esponenti della politica un atto purtroppo dovuto. La risposta obbligata a una procedura di preinfrazione europea risalente al 2020. “Peccato che le recenti interlocuzioni avute con i gruppi parlamentari europei confermino quello che già sospettavamo - dichiara Gregory Massa – Di questo millantato iter europeo di preinfrazione a carico degli ambulanti italiani a Bruxelles non c'è traccia. L'azione del governo risulta quindi ingiustificabile ed ingiustificata. Ed è tanto più grave che per sostenerne le ragioni si faccia ufficialmente riferimento a un documento, il 2020/2095, che in realtà non esiste. Il timore è che qui a muovere le pedine siano interessi assai lontani dalla tutela della nostra categoria. Interessi da cui purtroppo non sarebbero esenti neppure alcune associazioni che si definiscono a difesa del comparto, ma che in realtà non ne hanno così a cuore le sorti. Non vorremmo diventare noi i capri espiatori delle mancate semplificazioni burocratiche imposte dal PNRR. Ma noi non siamo merce di scambio. Ci batteremo per far valere le nostre legittime ragioni”.

Necessaria la riforma del comparto

Gli ambulanti si trovano oggi sempre più soli a fronteggiare una drammatica e lunga crisi. “Siamo dimenticati dallo Stato quando si parla di investimenti e aiuti – scuote la testa Nardozzi - ma sempre tirati in ballo quando si tratta di esigere nuove tasse".

Puntualizza Rittà: “Abbiamo sofferto di tutto, dalla pandemia ai rincari. Senza nessun sostegno. E’ il momento di una decisa riforma per la nostra categoria. Teniamo conto che non possiamo mai metterci in mutua, abbiamo delle pensioni ridicole e che il nostro mestiere non è nemmeno inserito nella categoria dei lavori usuranti”.

Più tutele fiscali e previdenziali e una vera rappresentatività

C’è chi a Roma sta lavorando a una proposta di legge che dia sollievo al comparto. “Una regolamentazione che tenga nel dovuto conto il valore sociale e le peculiarità del settore – conferma l’onorevole Appendino – E che possa garantirne il futuro”. La riforma deve avere carattere ampio: previdenziale, fiscale e di uniformità normativa. Deve assicurare a tutti in Italia un canone unico e semplificazioni contributive, come la tassa di occupazione suolo pubblico giornaliera. Ma soprattutto deve riconoscere la dignità e il ruolo del settore nel quadro economico del paese.

“Dobbiamo batterci per avere più voce – prosegue Gregory Massa – e una giusta rappresentatività nelle stanze dei bottoni. Basta con le sigle che pretendono di fare i nostri interessi, ma che nessuno ha mai votato. Dovrà poter parlare per noi solo chi sarà legittimato a farlo in forza dei nostri voti”.

A spada tratta contro la precarietà

E’ la precarietà odierna che uccide i mercati, che non dà spazio a progetti, che non concede investimenti. “Noi non viviamo sulle spalle di nessuno, né intendiamo farlo – argomenta ancora Rittà – Vogliamo solo operare con serenità e certezze per il futuro. E ne abbiamo pieno diritto. I nostri mercati sono un fattore di identità e cultura tutto italiano. Noi ambulanti teniamo vive le piazze e siamo fonte di attrazione per i turisti. Altro che spazzarci via. Noi sì dovremmo entrare di diritto nel novero delle “meraviglie” italiane”.

 

Paola Cappa

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