“Non è una novità che il nostro Paese sia in fondo alle classifiche sull’efficienza della macchina pubblica. Ma non è concepibile che il processo di digitalizzazione diventi motivo di ulteriore burocrazia. Lo afferma Dino De Santis Presidente di Confartigianato Torino commentando la misura contenuta nel Decreto legge sul PNRR varato dal Governo che estende, dal 1° luglio 2022, l’obbligo di fatturazione elettronica anche ai soggetti di più ridotte dimensioni -quelli in regime forfettario-. Unica apprezzabile attenzione, l’esclusione sino al 2024 per le imprese fino a 25.000 euro di ricavi”.
“Nel decennio 2008-2018, gli ultimi dati disponibili del World Economic Forum – continua De Santis - mostrano che il grado di complessità amministrativa che grava sulle imprese è nettamente superiore da noi che negli altri principali Paesi nostri competitori. Nel rank mondiale ci posizioniamo al 136° posto e, negli ultimi 10 anni, abbiamo addirittura peggiorato perdendo 6 posizioni. E non andrà certo meglio nelle prossime rilevazioni se nel caso dell’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai soggetti forfettari non porti in dote significative semplificazioni degli adempimenti fiscali a carico delle imprese. L’obbligo di fatturazione elettronica per tutte le partite IVA consente infatti all’Amministrazione finanziaria una conoscenza, in tempo reale, dei comportamenti dei contribuenti, per quanto riguarda sia le vendite che gli acquisti, e di conseguenza va accompagnata con una drastica eliminazione di adempimenti che nel tempo si sono stratificati con finalità di contrasto all’evasione”.
In particolare, De Santis indica la necessità di abrogare il sistema del reverse charge in edilizia e quello dello split payment, di ridurre la ritenuta sui bonifici bancari relativi a spese che danno diritto a detrazioni, di eliminare l’obbligo di trasmissione delle liquidazioni periodiche IVA e innalzare il limite di compensazione dei crediti fiscali in assenza di visto.
“Sempre nell’ottica di evitare inutili complicazioni, è anche opportuno -conclude De Santis- posticipare al 1° gennaio 2023 la partenza del nuovo adempimento, considerato il breve tempo a disposizione delle imprese per adeguare i propri comportamenti, poco più di due mesi alla data di avvio dell’obbligo, ed anche per evitare di ‘spezzare’ il periodo d’imposta in due tronconi, sei mesi con fatture cartacee e altrettanti con fatture elettroniche”.