lineaitaliapiemonte.it | 13 marzo 2025, 18:02

Torino provincia più cassaintegrata d'Italia, in Piemonte ammortizzatori sociali a +61%

«Il 2025 si annuncia foriero di forti preoccupazioni, a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, delle guerre in atto, degli annunci e delle decisioni sui dazi, che rischiano, tra l’altro, di provocare una nuova accelerazione dell’inflazione» le preoccupazione della UIL Piemonte

Torino provincia più cassaintegrata d'Italia, in Piemonte ammortizzatori sociali a +61%

Nel 2024 gli ammortizzatori sociali in Piemonte sono cresciuti del 61,2% rispetto alla media nazionale del 20%. Torino di gran lunga la provincia più cassaintegrata d'Italia

TORINO -  In Piemonte, nel 2024, sono state richieste 51.112.713 ore di cassa integrazione, in aumento del 64,2% rispetto allo stesso periodo del 2023 e 1.372.016 ore dei fondi di solidarietà gestiti dall’Inps, che coprono i lavoratori privi di strumenti di sostegno al reddito, per un totale complessivo di 52.484.729 ore (+61,2%).

A livello nazionale le ore autorizzate sono state 507.018.459, con un incremento del 20%. Dati provincialiL’andamento nelle province piemontesi, considerando solo le ore di cassa integrazione, è stato il seguente: Novara +178%, Torino +103,1%, Biella +76,9%, Asti +42,9%, Vercelli +33,5%, Verbania -12,7%, Alessandria -17,3%, Cuneo -18,2%.Torino, con 32.463.913 ore, si conferma anche nel 2024 provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Vicenza e Brescia. 

La posizione della UIL

«I dati relativi alla cassa integrazione, letti assieme ad altri importanti indicatori economici, confermano le difficoltà attraversate lo scorso anno dalla nostra regione». Lo ha detto il segretario regionale della Uil Piemonte Gianni Cortese. 

«Il 2025, purtroppo, si annuncia foriero di forti preoccupazioni, a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, delle guerre in atto, degli annunci e delle decisioni sui dazi, che rischiano, tra l’altro, di provocare una nuova accelerazione dell’inflazione, colpevole della pesante riduzione del livello dei consumi interni, dovuta alla perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni».

«Per l’automotive, così come per gli altri settori produttivi, investiti da profonde trasformazioni, c’è bisogno di un approccio europeo basato sulla neutralità tecnologica, affinché le scelte industriali e produttive non penalizzino l’occupazione e favoriscano una transizione giusta. Finora l’Unione Europea si è concentrata prevalentemente su regolamentazioni e restrizioni, senza un adeguato supporto finanziario».

Una UE che, secondo la UIL, dovrebbe assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento attraverso la creazione di un grande fondo sovrano, un "Fondo Sure in Transition", con una dotazione importante di miliardi di euro, destinato all’innovazione, alla ricerca e alla tutela dell’occupazione.

«Parliamo di strumenti simili al programma SURE - previsto durante la pandemia da COVID19 – di cui ci sarebbe bisogno per garantire anche la continuità occupazionale e la tenuta del tessuto sociale, sostenendo la riqualificazione professionale dei lavoratori e delle lavoratrici» conclude Cortese.