Editoriali | 28 gennaio 2025, 19:55

Sull'avviso di garanzia a Giorgia Meloni. Di Lorenza Morello*

L’Avviso di Garanzia notificato oggi alla Presidente Giorgia Meloni altro non è che l’ultimo atto di una farsa grottesca che si protrae da troppo tempo, quella di una Giustizia che continua a pretendere di farsi chiamare tale, ma che giustizia non è

Sull'avviso di garanzia a Giorgia Meloni. Di Lorenza Morello*

La scorsa settimana abbiamo visto le toghe in piazza che fingevano di battersi per la riforma sulla separazione delle carriere.

Ma è noto a tutti che a nessun magistrato importi proprio nulla sulla riforma delle carriere…esiste una norma che vieta a giudici e avvocati che esercitano nella stessa corte di appello di essere “commensali abituali”, la stessa viene da sempre prontamente aggirata o ignorata da magistrati e avvocati che non solo pranzano ma addirittura convivono stabilmente, semplicemente evitando di sposarsi e mantenendo due indirizzi di residenza differenti. Lo stesso escamotage troverebbero in caso di riforma sulla separazione delle carriere. Ciò che i magistrati non vogliono e temono, in realtà, è il sorteggio per la scelta dei membri togati del CSM. E perché secondo voi?

Gli studi sull’uso del sorteggio nell’ambito del diritto pubblico mostrano che questo è lo strumento per rompere le maggioranze precostituite. Il sorteggio conferisce a qualunque magistrato eguali chances di far parte del Consiglio superiore della magistratura. In questo modo, l’organo diventa di nuovo un organo di ponderazione, esame e valutazione della carriera dei magistrati. Con buona pace delle correnti. Il fatto poi che quasi tutti i magistrati siano iscritti all’Anm è una circostanza veramente strana e inspiegabile, per citare il prof. Cassese.

Il dibattito sulla riforma della giustizia, lo si sa, è coevo della giustizia stessa, ma è ormai destituito di ogni fondamento che esista un ordine professionale che va sempre e comunque esente da ogni responsabilità.

E che usa la giustizia come grimaldello politico, infangandone la ratio e il ruolo.

Peraltro, grida vendetta che quando i procedimenti si concludono in un nulla di fatto, il magistrato non paghi mai -cosa che non accade a nessun altro professionista al mondo- ma sia invece sempre una comunità incolpevole a farsi carico delle colpe dei “soliti impuniti”.

Se si vuole davvero riformare la giustizia, si inizi facendo pagare al magistrato in persona l’esito di un cattivo operato o di un procedimento pretestuoso e politicizzato. E basta con l’avanzamento automatico delle carriere.

Nel solo 2020 l’Italia ha speso 46 milioni di euro come risarcimenti per ingiuste detenzioni ed errori giudiziari. Tirati fuori dalle nostre tasche. Ed ogni anno sono circa mille le persone che in Italia finiscono in carcere per un errore giudiziario. E’ ora che i magistrati paghino in prima persona quando sbagliano.

Questo è l’avviso di garanzia che la presidente Meloni dovrebbe far prevenire loro.

*Lorenza Morello, Giurista d’impresa, presidente nazionale APM