TORINO - «La mafia si è evoluta, passando dai reati tradizionali a nuovi business con profitti maggiori e rischi minori, diventando una mafia ‘silente e liquida’». Lo ha riferito Tommaso Pastore, capo centro della Dia di Torino, durante l’audizione in commissione Legalità, presieduta da Domenico Rossi.
L'infiltrazione nella filiera degli appalti e nel settore produttivo è una strategia sempre più utilizzata, insieme all'uso di competenze tecniche e alla creazione di una ‘economia chiusa. Le mafie preferiscono investire capitali illeciti in attività affaristico-imprenditoriali – ha specificato Pastore – come riciclaggio, appalti, giochi e scommesse, business dei rifiuti.
Cambia anche il ruolo degli imprenditori che, da estorti, oggi diventano collusi. Le organizzazioni criminali dimostrano una notevole capacità di adattamento ai mutamenti economici. L'uso della tecnologia, in particolare sistemi di comunicazione crittografata e social media, è diventato fondamentale per le loro attività illecite.
«La 'ndrangheta è la forma di criminalità più radicata in Piemonte - ha proseguito - con forti legami nella sfera socio-economica e sinergie con altre organizzazioni criminali sul territorio, come dimostrano numerose sentenze e, tra le altre, l’inchiesta Minotauro».
Proprio questa inchiesta ha dimostrato l’unitarietà del fenomeno ‘ndranghetista e la presenza di 9 locali, cioè gruppi mafiosi strutturati, con un’autonomia operativa dalla Calabria con cui permane un legame strutturale. «Oggi il numero di locali è notevolmente cresciuto in Piemonte, in tutte le province, come dimostrano anche i numerosi provvedimenti interdettivi dal 2017 a oggi» ha aggiunto ancora Pastore.
Per quanto riguarda le altre organizzazioni, la mafia siciliana ha interessi nei settori dei trasporti e della ristorazione, ma in una posizione di basso profilo e talvolta ausiliaria o complementare alla ‘ndrangheta.
La criminalità straniera (albanese, romena, africana, cinese) è attiva nello spaccio, nella prostituzione e in altri reati, anche in questi casi talvolta in sinergia con la mafia calabrese. «Oggi la ‘ndrangheta è il broker mondiale del narcotraffico, specialmente cocaina, ed è più che mai fondamentale il ruolo delle istituzioni nella sensibilizzazione e nella formazione sugli strumenti di contrasto», ha spiegato ancora Pastore.
Il presidente Rossi ha concluso ricordando che «la sola repressione non basta. Per sconfiggere la ‘ndrangheta, che si dimostra essere resiliente e capace di diversificare il suo operato sul territorio, occorre mettere in campo azioni dal punto di vista educativo con politiche informative e formative dedicate ai giovani, agli imprenditori e agli amministratori pubblici».