TORINO – Le associazioni dei proprietari immobiliari non ci stanno e si rivolgono alle istituzioni perché si adoperino a proporre soluzioni alla crisi del mercato degli affitti e all'emergenza abitativa senza ricorrere a iniziative definite «discutibili e probabilmente incostituzionali».
È questa la posizione emersa in Consiglio regionale al termine dell'audizione di Ape Confedilizia Torino, Asppi Torino, Cofappi Torino, Uppi Torino, Appc Torino, Confabitare Torino e Federcasa Torino in Seconda Commissione.
Il riferimento è alla proposta di deliberazione di iniziativa popolare al Consiglio comunale di Torino, “Nuove tutele per il diritto alla casa – censimento e restituzione alla città di alloggi in stato di non uso” che dovrebbe iniziare il suo iter in Commissione. Le associazioni firmatarie che hanno presentato la delibera con la campagna “Vuoti a rendere” contestano l’aumento dei canoni di locazione e la carenza di alloggi disponibili nonostante sia calcolato in aumento il numero di abitazioni, pubbliche o private, non utilizzate.
Di contro le associazioni di proprietari rifiutano la richiesta di censimento, la richiesta di sanzioni economiche e amministrative e respingono la possibilità di ricorso alla requisizione di immobili. «Le disposizioni proposte nella delibera sono, quindi, anche basate su dati che non hanno fondamento certo, a cominciare dal numero di alloggi vuoti. Non vengono poi considerate le abitazioni dove gli occupanti non hanno residenza, in primis gli studenti».
Una proposta controversa
A Torino gli alloggi vuoti sarebbero 50.000, anche se un dato ufficiale e riconosciuto non è disponibile. Di qui la proposta di “Vuoti a rendere”: censire le abitazioni non utilizzate, individuando le proprietà in uno stato di ingiustificato abbandono, inviare una diffida ai proprietari che le tengono sfitte e, se non vengono messe sul mercato degli affitti, provvedere a una sanzione.
«Proponiamo una sorta di artigianato giuridico per importare a Torino un protocollo di gestione dei vuoti edilizi applicato in molti Paesi europei» la posizione di Rocco Albanese, giurista e attivista della campagna. «Esiste un diritto di proprietà ed esiste un altro diritto che va sotto il nome di diritto all’abitare».
Le reazioni della politica
«Per sbloccare la disponibilità di immobili sul mercato degli affitti, nella legalità, e guardando alla sostenibilità economica e sociale di tutte le parti in causa, l’avvio dell’iter istituzionale della delibera di iniziativa comunale può e deve diventare l’occasione giusta per rivedere complessivamente le politiche per la casa, che devono tenere conto della difficoltà concrete e di un mercato immobiliare da sbloccare e tutto orientato sull’affitto temporaneo modello Air B&B» la posizione di Nadia Conticelli, consigliera regionale del PD. «Vanno potenziate le misure economiche finanziate dalla Regione a sostegno della fragilità abitativa, ad esempio il sostegno alla locazione privata che vede inevase oltre il settanta per cento delle domande».
«‘Vuoti a perdere’ è la diretta declinazione di una lotta ideologica alla proprietà privata di stampo sovietico» il commento di Roberto Ravello, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte. «Vista la copertura offerta dal Sindaco al modello Askatasunaci attendiamo che la richiamata delibera sarà presto tradotta in cirillico e trasmessa ai territori dell’ex Unione Sovietica, evidentemente per qualcuno mai dimenticata. Parliamo di un documento di evidente natura socialista, che ricorda i tempi cupi degli espropri proletari e, peraltro, marcatamente incostituzionale».
«La proposta non demonizza nessuno, ma propone soluzioni a un problema serissimo di accesso alla casa che è sotto gli occhi di tutti» spiega Alice Ravinale, consigliera di Alleanza Verdi e Sinistra. «Abbiamo ribadito in Commissione che una mappatura degli immobili e degli alloggi, pubblici e privati, che risultano inutilizzati per lungo tempo non è un pericolo ma uno strumento per avere il polso della situazione e poter adottare le migliori soluzioni».