TORINO – Il CPR di corso Brunelleschi deve restare chiuso e occorre valutare la riqualificazione dell’area per progetti culturali, aggregativi e di inclusione. Lo afferma un ordine del giorno presentato dal PD in Consiglio regionale. Prima firmataria la consigliera Nadia Conticelli. «Il centro di permanenza temporanea di corso Brunelleschi è il più costoso d’Italia, spesa che non è confortata da risultati» ricorda Conticelli.
La riapertura, dopo una gara d’appalto da 8 milioni e mezzo di euro per la gestione è prevista per il 1° novembre. «Nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino, al 23 ottobre 2024 ancora chiuso per lavori di adeguamento e manutenzione, sono state trattenute 879 persone, di cui 199 provenienti dal carcere e 680 cittadini liberi, con un tasso di rimpatri del 24% meno della metà della media nazionale».
Sotto il profilo dei costi l’analisi “Trattenuti” a cura di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari sottolinea che il costo medio annuale per la gestione e per la manutenzione ordinaria e straordinaria per la struttura Brunelleschi è di 2.345.241,75 euro. «Noi crediamo che quel denaro possa essere meglio investito, con una generale revisione delle politiche migratorie e con il potenziamento delle politiche di inclusione attraverso il confronto con le parti sociali e il terzo settore» osserva ancora Conticelli.
Preoccupa anche l’incremento dei tentativi di suicidio, 110 negli ultimi mesi del 2021. Il servizio di emergenza sanitaria territoriale 118 della Città Metropolitana di Torino negli anni 2021 e 2022 ha registrato una crescita di pazienti trasportati, rispettivamente 192 e 201, rispetto ai 22 del 2019 e ai 32 del 2020.
Anche AVS chiede chiarezza
«Il CPR è una struttura inutile e disumana, un enorme spreco di risorse pubbliche, 163 euro al giorno a individuo, per far star male le persone, di cui meno di un quarto vengono poi rimpatriate» ha aggiunto il capogruppo di AVS in Consiglio regionale Alice Ravinale.
Due le realtà preselezionate per la gestione, la cooperativa sociale Sanitalia e la cooperativa sociale Ekene, con quest'ultima che gestisce anche il Cpr di Macomer in Sardegna, sui cui – ricordano da Alleanza Verdi Sinistra – è emerso un grave problema di abuso di psicofarmaci a danno delle persone trattenute e anche di violenze fisiche. «Le persone entrano nei CPR senza essere colpevoli di nulla, per il solo fatto di avere il passaporto sbagliato in tasca» continua Ravinale «ma vengono di fatto detenute in condizioni vergognose con conseguenze e danni psicologici incalcolabili».