lineaitaliapiemonte.it | 10 settembre 2024, 11:06

Ius scholae, per Confartigianato Imprese Torino le aziende hanno bisogno di manodopera e possono confidare solo nel lavoro degli stranieri

In Piemonte le imprese artigiane gestite da stranieri rappresentano il 20% del totale. Molti di questi imprenditori prima erano dipendenti

Ius scholae, per Confartigianato Imprese Torino le aziende hanno bisogno di manodopera e possono confidare solo nel lavoro degli stranieri

TORINO – «Le imprese hanno un’emergenza, che è quella della manodopera e, allo stato attuale, possiamo confidare principalmente nel lavoro degli stranieri». Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Imprese Torino interviene sull’argomento dello “ius scholae” sollevato dal vicepremier Antonio Tajani. 

Da un lato c’è la necessità dell’occupazione garantita agli immigrati regolari, dall’altro lato vi è la difficoltà della convivenza tra popolazioni molto diverse tra loro. Per Confartigianato la questione va affrontata non solo a livello nazionale, ma europeo e non solo sul piano dei flussi. «Sul piano prettamente italiano a nostro avviso è necessario trovare una mediazione tra partiti politici, forze sociali, corpi intermedi per trovare soluzioni realistiche in grado di dare risposte positive tanto a chi chiede gli immigrati nei luoghi di lavoro, quanto a chi chiede maggiori tutele e diritti, ordine e sicurezza sul territorio» avverte De Santis.  

In Piemonte – dicono i numeri di Confartigianato – le imprese artigiane gestite da stranieri sono 23.343 e rappresentano il 20% del totale delle imprese. Molti di questi imprenditori prima erano dipendenti. «Le aziende chiedono personale qualificato o da formare, da far crescere e soprattutto che sia inserito e accolto nel team in cui opera e nella società in cui vive. Noi vogliamo offrire a tutti, senza esclusione, le stesse opportunità, offrendo uguali trattamenti economici, trasmettendo il nostro sapere artigiano».  

Sempre meno lavoratori italiani

Nel 2024 la domanda di lavoro per gli stranieri è risultata in crescita, segno evidente che mancano lavoratori italiani. Ma non perché si rifiutano di prestare la loro opera in alcuni settori o in lavori cosiddetti “usuranti”. «Ritengo sia più un problema demografico e sociale. L’allungamento dell’aspettativa di vita e l’invecchiamento della popolazione, la bassa natalità, l’immigrazione, sono problematiche che stanno mettendo a dura prova il sistema del welfare e stanno contribuendo ad una crisi insostenibile dello Stato sociale» analizza De Santis.

«Per affrontare questi temi – conclude De Santis – dobbiamo colmare il gap e l’unico elemento risolutivo che abbiamo sono gli stranieri. E se agevoliamo la loro capacità di integrazione e di inclusione attraverso un processo che consenta loro di ottenere la cittadinanza attraverso un percorso scolastico e formativo, forse abbiamo trovato una chiave di svolta».

Redazione