Editoriali | 14 marzo 2024, 11:45

Ci mancava solo il corso di “autodifesa contro il negazionismo climatico”

Promosso dall'Environment Park di Torino, il corso intende fornire alle nuove generazioni gli strumenti per distinguere le fake news: “Molti bambini non hanno mai visto la neve a Torino, non si può più rinviare un’urgenza”. Sorge però un dubbio: quale sarebbe l'approccio critico se si parte dal presupposto che una teoria è lecita e l'altra è “negazionista”? Restiamo in attesa di un corso sull'argomento

Ci mancava solo il corso di “autodifesa contro il negazionismo climatico”

Visto che ogni giorno ha la sua pena, apprendo oggi, dalle pagine di Corriere Torino, che “Il primo corso di autodifesa personale contro il negazionismo climatico è made in Torino. Merito del Parco Scientifico Tecnologico per l’Ambiente, l’Environment Park di via Livorno che, insieme ad Enea, ha dato vita a un’iniziativa unica in Italia”. Pensa, il primo corso a Torino. Che fortuna.

Quindi, un corso di “autodifesa personale contro il negazionismo climatico”. Il chè ci renderà tutti più tranquilli perchè dopo le ore di formazione previste, rivolte ai ragazzi delle scuole e ai cittadini interessati, le nuove generazioni saranno in grado, si dice nell'articolo, di distinguere tra prove scientifiche e disinformazione, adottando un approccio critico”.

Certo che parlare di approccio critico considerando che nel programma ci sarebbe il tema “origini e diffusione del negazionismo” pare una contraddizione in termini. Quale sarebbe l'approccio critico se si parte dal presupposto che una teoria è lecita e l'altra è “negazionista”? Cosa si intende esattamente per negazionismo?

Cioè, se due scienziati, di pari livello, hanno opinioni differenti e contrastanti sul tema del cambiamento climatico, basate su due diverse interpretazioni dei dati, questo corso mi dà gli strumenti per capire che uno dei due è un peracottaro? Quindi mi state parlando di un corso post universitario avanzato, quanto meno di fisica?

Se affermo che due milioni di anni fa in Africa c'erano sconfinate praterie, e quindi insinuo che il cambiamento climatico fosse presente in tempi non sospetti, è una fake news?

Se rilevo che i cambiamenti climatici sono stati talmente numerosi e importanti da essere ritenuti una chiave di lettura dell'evoluzione dell'uomo e quindi avanzo il dubbio che abbiano accompagnato la storia del mondo, già da tempi esenti da interventi antropici, è una fake news?

“Molti bambini non hanno mai visto la neve a Torino, non si può più rinviare un’urgenza”, afferma affranto nell'articolo il presidente dell'Enviroment Park, Giacomo Portas. Al quale, sommessamente, a proposito di urgenze, vorrei segnalare il Rapporto appena presentato dalla Caritas diocesana dal quale si evince un preoccupante incremento della povertà infantile.

«Ognuno deve fare una piccola proposta per far capire a tutti che il cambiamento climatico è il primo problema del presente e del futuro” sottolinea ancora Portas, dalle pagine del Corriere.

Se invece si ritiene che il primo problema sia l'impoverimento, la chiusura delle aziende, l'automotive che se ne va, la disoccupazione, le fasce di popolazione che non sbarcano il lunario, la diffusione di droga (e il silenzio che contraddistingue il fenomeno), è da ritenere un'opinione o una fake news?

Resto in attesa di un corso ad hoc che me lo spieghi.

Patrizia Corgnati