Nella sentenza del 2020 la Corte Europea aveva accusato l’Italia di inadempienza verso la direttiva del 2008 sulla qualità dell’aria per non aver adottato misure che potessero evitare lo sforamento del valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti (PM10) nel più breve tempo possibile. Quindi la sentenza è un richiamo ad adottare misure di mitigazione non un diktat del tipo: se non blocchi gli Euro 5 la BCE non ti compra i bond per tenere in piedi la baracca.
E’ noto che i valori di concentrazione delle PM10 salgono oltre i limiti imposti dalla UE nella stagione invernale quando sono accesi i riscaldamenti nelle abitazioni, non in estate, quando i riscaldamenti sono spenti. Inoltre la stagione invernale è poco ventilata e poco piovosa, e l’ assenza di pioggia favorisce l’accumulo delle polveri sottili nell’atmosfera. Difatti la pioggia non solo abbatte le particelle sospese, ma dilava la pavimentazione stradale, asportando nel suo deflusso le particelle depositatesi sulla superficie.
Queste particelle possono essere originate dai gas di scarico delle auto, ma anche da altre fonti diverse dai gas di scarico. Tali fonti includono l’usura dei freni, l’usura degli pneumatici, l’usura del manto stradale e la ri-sospensione delle polveri su esso depositatesi. Le stime dell’inventario delle emissioni indicano che nelle città ad alto traffico le emissioni da altre fonti superano le emissioni di scarico, sia per PM10 che per PM25, nell’attuale flotta di veicoli (AQEG, 2019).
Di particolare rilievo è la produzione di polveri causate dall’abrasione del battistrada degli pneumatici, che tutti noi possiamo constatare. L’attrito della ruota sulla superficie stradale comporta inoltre una ulteriore erosione dell’asfalto che contribuisce ad alimentare la produzione di polveri sottili. Ovviamente, ulteriore fonte di generazione di polveri sottili sono le ricadute di particelle di carbonio dei sistemi di riscaldamento a metano o altro combustibile che col tempo si depositano e accumulano sulla superficie del manto stradale
Il traffico cittadino di tutti i veicoli, diesel, benzina elettrici, favorisce la sospensione e lo sminuzzamento delle polveri che si sono depositate. Ad esempio, da uno studio svolto sulla Weststrasse di Zurigo nel 2009,sulle emissioni di PM10 causate dal traffico automobilistico, risulta che il contributo dei gas di scarico costituisce il 41% del totale, mentre la sospensione delle polveri incide per ben il 56%
Quindi, se si volevano adottare delle misure efficaci di mitigazione della concentrazione delle polveri sottili sarebbe stato sufficiente adottare un piano di lavaggio accurato delle strade cittadine. L’efficacia di questo provvedimento di prevenzione è dovuta al fatto che coinvolge tutte le strade cittadine ed agisce su tutte le fonti di emissione di particolato. Maggiore è la frequenza dei lavaggi, minore è la quantità di polveri risollevate dalla circolazione dei veicoli
Questa misura, oltre ad essere comunque necessaria per questioni di igiene generale, non è onerosa per le tasche del contribuente. Invece il blocco degli Euro 5 agisce solo su una determinata aliquota di veicoli. Inoltre è evidente che i Diesel Euro 5 che circolano nella provincia torinese non danno alcun contributo all’aumento delle polveri sottili nelle strade del centro di Torino. Ne consegue che l’adozione di questo provvedimento è utile solo ad arrecare danno ai lavoratori, in quanto non è in grado di evitare in alcun modo, a maggior ragione nel più breve tempo possibile, il superamento dei limiti di PM10 nelle centraline.
Adottando provvedimenti preventivi di igiene generale come il lavaggio delle strade o similari, gli amministratori regionali avrebbero potuto dire ai burocrati europei: abbiamo fatto tutto il possibile per stare dietro alle vostre baggianate, così è, che vi piaccia o no.
Le male lingue dicono che l’obiettivo di queste misure coercitive è quello di creare ostacoli alla circolazione dei motori termici per i motivi che possiamo immaginare. Oggi la campana suona per gli Euro 5 della provincia di Torino. Ma è solo un un test per vedere l’”effetto che fa”. Poi, successivamente, verranno disposti provvedimenti simili nelle altre grandi città e regioni. Ovviamente, i sudditi sono avvertiti: prima o poi la campana dovrà suonare anche per i possessori degli Euro 6: affrettatevi a comprare l’auto elettrica.
Questo giochetto va avanti ormai da molto tempo e bisogna farla finita. All’inizio ci avevano imposti gli Euro 1, perché senza quegli standard i motori “inquinavano”. Ma poi è arrivato il contro ordine: Euro 1 non va bene, ci vuole Euro 2 … e poi, come una bestia incontinente, avanti con le supercazzole sull’ambiente e salute per giustificare i successivi abbassamenti sino a livelli lillipuziani dei limiti sulle emissioni e i conseguenti nuovi standard Euro 3, 4, 5, 6. E non basta, visto che in cantiere c’è Euro 7.
Però, visto che con gli incentivi non riescono a indurre il cittadino impoverito dalle follie dell’economia green a sostituire l’auto termica con quella elettrica, sono scesi a metodi da regime totalitario, imponendo i blocchi alla circolazione delle auto sgradite. Persino nella Cuba di Castro erano meno oppressivi, visto che i cubani potevano circolare liberamente per decenni con le auto americane degli anni 50.
Ciò che rende maggiormente ignobile il diktat contro i motori diesel fino a Euro 5 è che va a punire soprattutto lavoratori e artigiani a basso reddito, che necessariamente usano un veicolo diesel per lavorare, impedendo a quella gente la libertà di movimento e ostacolando loro persino la possibilità di lavorare. Se una persona possiede un veicolo vecchio di diversi anni non è per avarizia o scelta personale ma evidentemente perché non ha disponibilità finanziarie per permettersi un mezzo più moderno.
Sembra che Matteo Salvini voglia far sospendere o meglio, annullare questo vergognoso e inutile provvedimento, che oltretutto va a colpire le categorie di lavoratori che in gran parte votano per i partiti di centro-destra e che potrebbero punire i partiti che hanno assecondato questo diktat alle prossime regionali del 2024.