"Fit for 55", il pacchetto che prevede la riduzione entro il 2030 delle emissioni inquinanti nel territorio dell'UE, colpisce ancora: il Parlamento europeo, con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni ha ha deciso lo stop alla vendita di auto a motori termici dal 2035. Da quell'anno, ovvero, in un'ottica industriale da domani mattina, potranno solo circolare veicoli a zero emissioni come gli elettrici. La decisione è passata con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni: a favore i partiti di centrosinistra (tra cui il Pd), i liberali (tra cui i renziani), i verdi e una parte dei moderati del Ppe. Buona parte dei popolari, tra cui Forza Italia, ha votato contro così come la destra, tcompresi i parlamentari di Fratelli d'Italia e Lega.
Obiettivi intermedi
Sono previsti obiettivi intermedi: riduzione delle emissioni per il 2030 (55% per le auto e 50% per i furgoni), e una nuova metodologia per la valutazione delle emissioni di Co2 durante l'intero ciclo di vita di un veicolo. Saranno inoltre vietati gli incentivi statali per l'acquisto di auto elettriche a partire dal 2030.
Lega: “Schiaffo all'automotive”
Gli europarlamentari della Lega: “La maggioranza del Parlamento Europeo confeziona oggi uno schiaffo al settore dell’automotive e a categorie fondamentali dell’economia italiana ed europea, per fare al contempo un regalo enorme a Pechino. Con il voto di oggi, la sinistra e i suoi complici danno il via libera a un provvedimento ideologico che non solo non porterà alcun beneficio concreto per la tutela dell’ambiente, con grandi inquinatori come Cina e India che continuano ad agire indisturbati, ma che non tiene minimamente conto della situazione reale, con costi sociali ed economici pesantissimi per l’Europa e 13 milioni di posti di lavoro a rischio, di cui 120 mila solo in Italia. La Lega ha proposto con il gruppo Id una reiezione totale del documento e votato convintamente contro un testo che non ha alcun senso né economico né ambientale, che rischia di mettere in ginocchio intere filiere produttive e di rendere l’Europa ancora più dipendente dalla Cina”.