Nonostante le difficoltà date dal caro energia, dal crollo del potere d’acquisto delle famiglie e dall’aumento del costo delle materie prime, le attività economiche piemontesi nel primo semestre di quest’anno hanno firmato oltre 250mila contratti di lavoro (252.182) di cui più di 98mila hanno riguardato gli under 30 (il 39,2%).
Sono questi i dati relativi al dossier sulle assunzioni in Piemonte nel 2022, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, su fonte UnionCamere, Anpal ed Excelsior.
Contratti a termine e a tempo indeterminato
Nel totale delle assunzioni, 47.530 sono stati i contratti a tempo indeterminato, 91.834 a tempo determinato, 16.233 gli apprendisti, 12.985 gli stagionali, 61.968 i contratti di somministrazione e 21.632 gli intermittenti. Le percentuali dicono che il 18,8 % del totale degli assunti avrà un posto stabile nel tempo (indeterminato) mentre al restante 81,2% sono state offerte altre soluzioni lavorative.
Contratti under 30
Sul totale degli assunti i contratti under 30 sono stati più di 98mila (il 39,2% del totale delle assunzioni), 10.903 a tempo indeterminato (11,0%), 30.768 a termine (31,1%), 15.220 gli apprendisti (15,4%), 4.546 gli stagionali (4,6%), 26.604 quelli a somministrazione (26,9%) e 10.796 quelli intermittenti (10.9%).
“Le imprese stanno facendo il possibile per avere forza lavoro a disposizione e per stabilizzare gli addetti – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – ma la situazione socio-economica, che si protrae ormai da 8 mesi, e che giorno dopo giorno si aggrava sempre più, non consente di fare ulteriori sacrifici e di programmare ulteriori assunzioni, a danno sia di un sistema economico che rischia di fermarsi bruscamente, sia di tutta la platea di lavoratori che attendono un contratto”.
Mancano le figure professionali
“Questi numeri, a prima vista potrebbero, sembrare confortanti e in parte lo sono, visti gli oltre 250mila contratti – continua De Santis - ma c’è ancora molto da fare: meno del 19% degli assunti avrà un posto stabile e solo 10mila under30 saranno stabilizzati definitivamente”.
E molto incide anche la mancanza di figure professionali adatte alle mansioni che ricercano le imprese.
“Proprio in questo periodo siamo al paradosso: il lavoro c’è, la possibilità di assumere è buona ma mancano le figure adatte – rimarca De Santis – la realtà è che gli imprenditori hanno necessità, per la loro azienda, esclusivamente di personale adeguatamente formato e pronto a operare in tutti i settori”.
Per questo, secondo Confartigianato, il Piemonte che produce non potrà mai esprimere tutto il suo potenziale se non si allineeranno i percorsi formativi alle esigenze delle aziende e se non si favorirà l’inserimento dei giovani nelle imprese artigiane.
“Necessario ripensare l'apprendistato”
“Da tempo ribadiamo la necessità– sottolinea De Santis - di “ripensare” l’apprendistato con un maggiore coinvolgimento dell’imprenditore ed una formazione teorica più mirata sul settore e sulle esigenze delle imprese. Il lavoro nelle imprese lo si crea, e lo si conserva, anche con i contributi a fondo perduto per sostenere le aziende artigiane coinvolte nel passaggio generazionale, a favore dei figli dell'imprenditore o dei dipendenti”.
“Sappiamo bene come l'apprendistato, soprattutto in artigianato, sia uno strumento importante per l'inserimento dei giovani in azienda e permettere anche una continuità aziendale o passaggio generazionale– conclude De Santis - per questo è necessario prendere, al più presto, accorgimenti come, per esempio, valorizzare il ruolo del maestro artigiano l’unico in grado di trasferire al giovane le conoscenze e competenze utili per una corretta qualificazione professionale. Inoltre, c’è il bisogno di rendere lo strumento più appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico dell'impresa, soprattutto al termine del percorso di apprendistato laddove ci sia l'assorbimento in azienda del giovane o si verifichi l’acquisizione della bottega da parte dell’apprendista.