Alla fine, come da previsioni, lo stop ai motori endotermici sarà realtà a partire dal 2035, ovvero, per i tempi di riconversione industriale, da subito. La misura fa parte del pacchetto denominato “Fitfor55” con riferimento alla volontà di abbassare le emissioni inquinanti del 55%.
Ora è prevista una fase di negoziati a cui parteciperanno i singoli Paesi ma è chiaro che le conseguenze sul sistema economico saranno enormi.
“Con il voto di oggi dello stop ai motori endotermici entro il 2035 non è più rinviabile una politica attendista sul mettere in atto risorse e investimenti che consentano la trasformazione industriale del settore e soprattutto la sua sostenibilità sociale.
Se vogliamo evitare contraccolpi gravissimi in termini di licenziamenti e la distruzione di un settore industriale fondamentale per il nostro Paese, ora il Governo deve rendere disponibile per le imprese del settore, da subito, gli investimenti di 8 mld stanziati con il fondo dell’automotive e insediare un apposito “comitato scientifico” che indirizzi le politiche di vantaggio nei settori strategici della mobilità del futuro” ha dichiarato a caldo il segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano che continua: “Gli incentivi all’acquisto dei veicoli sostenibili recentemente deliberati dal governo italiano per i prossimi tre anni, sono necessari ma non devono prosciugare le risorse indispensabili ad accompagnare la fase di transizione. Chiediamo pertanto l’immediata convocazione del tavolo ministeriale dell’automotive, è fondamentale non perdere ulteriore tempo davanti ad una transizione epocale che mette a rischio se non governata oltre 75mila posti di lavoro nel nostro Paese”.
Reazioni anche dal mondo politico. La Lega ha votato contro così come FdI. Il segretario del Pd Letta aveva dichiarato invece la piena adesione al piano “Fitfor55”.