Editoriali | 15 dicembre 2021, 23:32

Sugar tax, l’ultima tassa per mettere le mani nelle tasche dei cittadini senza dirglielo. Di Carlo Manacorda*

I politici rassicurano sempre che non metteranno le mani in tasca ai cittadini poi però lo fanno nascondendo balzelli per ogni dove. O dicendo che è per il nostro bene: così oltre al danno di dover pagare c'è pure la beffa che millantano di tutelare la nostra salute. E' il caso della cosiddetta “sugar tax”, la tassa sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate, formalmente in capo ai produttori ma alla fine chi la pagherà? Colui che paga già tutte le altre: il cittadino

Sugar tax, l’ultima tassa per mettere le mani nelle tasche dei cittadini senza dirglielo. Di Carlo Manacorda*

L’abbiamo sentito dire mille volte dai politici: non mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini! Espressione alquanto bislacca per dire: noi non aumentiamo le tasse. Eppure, le mani nelle tasche dei cittadini le mettono in continuazione quando approvano norme che nascondono tasse e balzelli. L’importante è farlo senza dirglielo. E così i tapini pagano tasse quando acquistano benzina, bevono una birra, un bicchiere di vino o una grappa, fumano un sigaretta ― comprese quelle elettroniche ― o un sigaro, accendono la luce, e via cantando.

Per renderle ancora più ingannevoli, talora queste tasse si chiamano “accise” (dal latino “accidere” cadere sopra), ma la musica non cambia. Gli aumenti di queste tasse, solitamente, sono previsti dalle leggi di bilancio annuali dello Stato (le cosiddette “manovre di bilancio”), quegli sproloqui di articoli e commi letti soltanto da addetti ai lavori ma che, ahinoi!, nascondono quelle manine che s’infilano nelle tasche senza far rumore. Manine spesso anche infilate in guanti marchiati Unione europea, ma sfacciatamente giustificate da finalità nobili: mettiamo queste tasse per tutelare la salute dei cittadini (far diminuire le malattie da fumo, alcol, e così via).

L’ultima nata di questo tipo di tasse è la sugar tax, la tassa sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate. Voluta dall’Unione europea, ha lo scopo di dissuadere dall’assunzione di bevande dolcificate che generano sovrappeso e obesità, possibili cause di gravi patologie. Introdotta nel nostro ordinamento dall’art. 1, comma 661, della legge di bilancio del 2020 (L. 160/2019) ― ecco lo sproloquio ―, doveva essere applicata, definitivamente, dal 1° gennaio 2022. Il Governo Draghi ne fa slittare l’applicazione dal 1° gennaio 2023, ma non la cancella. E così, tra un anno, comincerà a pesare.

La sugar tax deve essere pagata da chi fabbrica bevande dolcificate sul territorio italiano e le vende a ditte nazionali per il commercio o la rivendita, da chi le acquista da altri paesi appartenenti all’Unione europea per rivenderle in Italia o dall’importatore che le importa da paesi extraeuropei. La tassa non si paga se le bevande sono esportate. Si precisa che sono bevande edulcorate le bevande alle quali s’aggiungono sostanze ― e ce ne sono di ogni genere ― per dare loro un sapore dolce.

Appena hanno sentito parlare di sugar tax, produttori e negozianti di bevande edulcorate si sono subito sollevati. Hanno detto che non erano in grado di pagarla anche a causa delle perdite già subite per la diminuzione dei consumi dovuti alla pandemia. Hanno aggiunto che le modeste entrate che lo Stato avrebbe ottenuto con l’applicazione della nuova tassa, stimate in un massimo di 300milioni di euro annui, non ne giustificherebbero l’applicazione, applicazione che indebolirebbe, ulteriormente, il settore. Uno studio di Nomisma fatto per conto di Assobibe ― l'associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche ―, ha infatti stimato che il settore perderebbe 180milioni annui di ricavi e oltre 5mila posti di lavoro sarebbero a rischio. Di qui la ragione dei rinvii nell’applicazione della sugar tax da parte del Governo.

Ma, dal punto di vista fiscale, le cose stanno veramente come le raccontano produttori e negozianti di bevande edulcorate? Apparentemente sì. Legge alla mano, sostengono di essere loro che subiranno il nuovo balzello. E il Governo generosamente accetta questa interpretazione scordandosi, in questa come in altre simili situazioni, dei cittadini/consumatori.

Nei fatti, saranno però questi ultimi che pagheranno la sugar tax. Quando il Governo introduce nuove tasse o ne aumenta alcune che colpiscono determinate categorie di operatori economici, costoro scaricano, immediatamente, i nuovi oneri su chi acquista i loro prodotti aumentandone il prezzo. È un comportamento definito “traslazione dell’imposta”, cioè un processo attraverso il quale coloro che sono tenuti legalmente al pagamento dell'imposta (contribuenti di diritto) trasferiscono in tutto o in parte l'onere ad altri soggetti (contribuenti di fatto), variando il livello dei prezzi generato dall'introduzione dell’imposta. Anche per la sugar tax lo ribadisce ancora uno studio di Nomisma per conto di Assobibe: il trasferimento della tassa ai consumatori delle bevande danneggerà le categorie più povere di essi.

Tenendo presente quanto detto a proposito della sugar tax, aggiungendo tutte le altre tasse nascoste che lo Stato prende dalle tasche degli italiani, mettendoci magari insieme i cosiddetti “oneri di sistema” per luce e gas estorti ai cittadini e con i quali lo Stato dice di provvedere alle innovazioni di questi settori (chissà perché le devono pagare i cittadini e non le imprese che, proprio su luce e gas, fanno lauti guadagni), si hanno forti dubbi nel credere che la pressione fiscale che il Governo proclama applicando formule astratte tenga conto anche di tutti questi oneri pagati dai cittadini in aggiunta a tutte le altre tasse più conosciute (Irpef. Imu. ecc.). Per essere chiari, la pressione fiscale è ben superiore a quella dichiarata dai Governi ed è quella che pesa giornalmente sul cittadino che, oltre a pagare le cartelle delle imposte, paga la tassa per parcheggiare l’auto, subisce i maggiori costi dei prodotti a causa di accise, tasse occulte di ogni genere, aumenti dell’IVA e dei costi del petrolio, versa allo Stato gli oneri di sistema e così via.

Se si applicherà la sugar tax, dal 1° gennaio 2023 a tutto ciò si dovranno aggiungere i maggiori costi per chinotti, aranciate, limonate, aperitivi, succhi di frutta e simili bevande.


*Carlo Manacorda, economista ed esperto di bilanci pubblici