Come noto, da decenni stigmatizziamo l’eccessiva onerosità delle gestioni patrimoniali in Italia, Paese che è fra i primissimi al Mondo come masse finanziaria gestite, attorno a 2.500 miliardi, grazie all’alto livello del risparmio dei cittadini. Accanto a questo, e in parte a causa di questo, va deprecata la pessima performance media (escluse eccezioni che però non “tengono” quasi mai nel lungo periodo) delle gestioni finanziarie rispetto agli indici del “fai da te”, certificata anno su anno dagli Anni Ottanta da enti di chiara fama, come l’Ufficio Studi di Mediobanca su Fondi e Sicav (in particolar modo per il periodo 1992-2017 effettuata con metodologia molto trasparente, poi dal 2018 con metodologie forse più discutibili, quantomeno a sentire il parere di taluni esperti indipendenti del Risparmio gestito italiano come ad esempio il Prof. Beppe Scienza:https://www.ilrisparmiotradito.it/post/mediobanca-report-col-trucco-rendimenti-fondi-comuni ).
Il fenomeno delle gestioni finanziarie (che rappresentano la terza-quarta tipologia di “industria” a livello nazionale e che cubano il 50% almeno del margine operativo lordo degli Istituti bancari) in Italia si dipana operativamente sotto vari filosofie. Tralasciando le criticità etiche, spesso comuni, nei confronti dei risparmiatori inerenti al collocamento di prodotti ad eccessivo carico provvigionale come certe e tristemente note “polizze”, ci sono moltissimi operatori primari che tendono ormai a far cartello collocando essenzialmente prodotti di case terze estere specializzate (i veri “nuovi Signori del denaro” da BlackRock a Vanguard, queste due realtà ‘maneggiano’ ormai oltre 20 mila miliardi di Dollari, o da Pimco a Invesco) con poche differenziazioni: una sorta di supermercato in cui le variazioni sul tema anche rispetto alla gestioni “al quadrato o al cubo”( fondi di fondi di fondi) non sono particolarmente rilevanti.
Poi ci sono quelli che immettono preferenzialmente nei portafogli dei clienti prodotti di “casa madre”, cioè di emittenti del gruppo di cui la società di collocamento e quella di gestione fanno parte.
Ma il denominatore comune è lo stesso e lo ha messo bene in evidenza negli ultimi anni Tosetti Value Spa, eccellenza torinese il cui Centro Studi produce a firma di Maximilian Cellino elaborazioni trimestrali sul tema( COMMISSIONI FATTORE CHIAVE NEI CONTI RECORD DEL RISPARMIO - Tosetti Value ) per Il Sole 24 Ore. “Nei primi nove mesi del 2021 le Sgr italiane hanno applicato sui propri prodotti oneri ricorrenti per l’1,46%, il 50% in più rispetto alle top 30 del Continente” riporta lo Studio della Tosetti Value Spa e conclude, rispetto alla questione “…questa è la nota più dolente per i risparmiatori, a fronte di oneri ricorrenti cumulati che superano in alcuni casi l’8% e vanno quindi a mangiarsi gran parte della performance”.