Messaggi in bottiglia | 18 ottobre 2021, 10:43

Il deserto delle teste di cactus. Di Marco Corrini*

Come un deserto in cui gli unici a sopravvivere sono i cactus che accumulano liquidità a spese di tutti gli altri esseri viventi: è la metafora che il nuovo libro di Marco Corrini applica al nostro Paese, tra transizione ecologica, decarbonizzazione, nucleare e costi dell'energia elettrica. Intanto i cinesi, che hanno intensificato la loro attività estrattiva programmando la costruzione di nuove centrali a carbone e di 1000 centrali nucleari di ultima generazione, se la ridono. E continuano a produrre auto con motore endotermico

Il deserto delle teste di cactus. Di Marco Corrini*

Rincorrendo stupide ideologie stiamo rapidamente desertificando il nostro paese, e come in tutti i deserti che si rispettino la sola cosa che abbonda sono le teste di cactus.

Esattamente come nel deserto i cactus proliferano immagazzinando la poca acqua disponibile, anche nel nostro deserto sociale, le teste di cactus accumulano liquidità a spese di tutti gli altri esseri viventi.

Ció non accade affatto perchè sono più intelligenti, d'altra parte se lo fossero non si chiamerebbero teste di cactus, ma avviene solo perché sono i più scaltri ed abili a sfruttare i periodi di crisi, tanto abili che quando vanno al governo, li creano a loro esclusivo beneficio.

Insomma, le teste di cactus sono una schiera di parassiti, organizzata secondo un preciso schema sociale nel quale il più piccolo alimenta l'ingordigia del più grande, tutto sulle spalle di un intera società morente.

Le azioni delle teste di cactus sono finalizzate solo al proprio interesse, non sono mai ponderate, e sopratutto non c'entrano nulla con il benessere della collettività.

D'altra parte, se ci pensate bene, in un sistema rigoglioso, i cactus si coltivano solo per abbellimento, é il deserto il loro habitat, e quindi, per una testa di cactus, più un territorio é depresso, più aumenta il suo potere.

A Bruxelles, le teste di cactus alla Commissione Europea, hanno deciso di avviare immediatamente la transizione ecologica, con un epocale processo di decarbonizzazione in ottemperanza agli accordi internazionali sul clima, firmati anche dalla Cina.

Questo avviene perché una bambina autistica con la terza media, ha convinto tutte le teste di cactus che la CO2 é il nemico numero uno del millennio.

Uno dei punti dell'accordo prevede l'abbandono del carbone per la produzione dell'Energia elettrica.

Tale accordo peró si combina in modo nefasto con il sentimento popolare che spinge all'abbandono del nucleare, tecnologia perfettamente compatibile con le attuali norme ambientali.

Ora, se si abbandona il nucleare, se si elimina il carbone, se l'acqua nei bacini montani é sempre meno, come cactus la produciamo l'energia elettrica?

Restano le tecnologie rinnovabili, che hanno costi di produzione esagerati deturpando per di più il territorio, e ovviamente resta il gas naturale.

La Germania ha già avviato la conversione a gas dei suoi vecchi impianti a carbone e delle centrali nucleari dismesse, ma per paura di perdere competitività vorrebbe che tutta la UE abbandonasse compatta il nucleare. Francesi e sloveni hanno risposto con una pernacchia.

In Italia non abbiamo nucleare, ma importiamo dalla Francia il 35% del nostro fabbisogno elettrico, un'energia prodotta con centrali nucleari.

Già, l'Italia, ovvero il paese europeo in cui più si avverte il nefasto dominio delle teste di cactus.

Dovete sapere infatti che la Francia é il più grande esportatore di energia elettrica del mondo, ben 60 miliardi di KWh all'anno, dei quali 50 li vende a noi, che siamo il più grande importatore del pianeta.

Ogni anno, da decenni, paghiamo ai francesi una somma maggiore del costo di un reattore nucleare di quarta generazione, il massimo per tecnologia e sicurezza, importando energia dalle centrali nucleari l'oltralpe, prodotta reattori di prima o seconda generazione (tipo quello di Chernobyl per intenderci), nella convinzione che in caso di incidente, le radiazioni rispettino i confini e siano solo cazzi dei francesi.

Noi peró produciamo il 20% del nostro fabbisogno con le rinnovabili, una scelta costosissima, 2,5 volte il costo di una produzione tradizionale a gas naturale, e che ha penalizzato fortemente la nostra competitività.

Il nostro costo medio di produzione di 1 Megawatt, infatti, é 166 Euro, mentre la media europea é 117.

D'altra parte sono tante le teste di cactus italiane ad avere interessi nel settore energetico, e i parassiti si pagano.

Anche noi abbiamo ancora 8 centrali a carbone da convertire a gas.

É interessante notare chein chimica, il prodotto della reazione di combustione del metano, é acqua e CO2, quindi convertire a gas centrali nucleari ad emissione zero, non solo non risolve il problema, ma addirittura ne aggrava l'impatto climatico. Col metano peró, abbiamo il 45% di emissione di CO2 in meno rispetto ai vecchi impianti a carbone, ma il problema rimane, oltre al prezzo del gas che continua ad aumentare.

Va inoltre detto che in Europa si estrae molto carbone, ma non c'é gas (ci sarebbe nell'Egeo e nell'Adriatico, ma le teste di cactus pentastellate ci hanno rinunciato) e per quello si dipende totalmente da quella Russia alla quale la UE applica da anni assurde sanzioni commerciali, che in certi settori arrivano perfino all'embargo.

In Cina ovviamente guardano e ridono.

É vero che hanno firmato l'accordo, ma l'impegno é di darvi seguito dal 2035, e non subito. Non sono mica matti.

Cosí i cinesi hanno intensificato la loro attività estrattiva programmando la costruzione di nuove centrali a carbone e di 1000 centrali nucleari di ultima generazione.

Insomma, le teste di cactus dilagano.

Nella UE si é deciso anche di avviare un drastico piano di conversione all'elettrico dei veicoli circolanti, decisione presa senza considerare il prevedibile aumento di almeno il 20% della richiesta di Energia elettrica (come pensano di produrla?), e che ha indotto il mercato ad un atteggiamento prudenziale, tradotto in un buco di ordinativi per tutto l'automotive, con licenziamenti a catena e chiusura di stabilimenti in tutta Europa.

Combinando il green con la pandemia, l'aumento dei prezzi delle materie prime, e lo shortage dei componenti elettronici, si ê ottenuta la tempesta perfetta, che ha colpito un settore che da solo rappresenta l'11% del Pil italiano.

A spingere in questa direzione sono state le teste di cactus del nord Europa, paesi che hanno una economia industriale praticamente nulla, ma incidono in modo determinante sulla politica di tutta la UE e sopratutto sui membri produttivi come l'Italia, nella quale le teste di cactus nostrane accettano ogni stupudaggine, anche la più demenziale, senza neppure provare a protestare.

Anche in questi caso la Cina resta a guardare, forte di un mercato automobilistico interno sterminato, in cui continueranno ad essere tranquillamente vendute vetture con motore endotermico.

Le crisi indotte aumentano la concentrazione di denaro nelle mani di pochi soggetti incrementandone a dismisura il potere.

Le moderne teste di cactus proliferano grazie alla desertificazione industriale e alla forza della liquidità. Infatti il denaro fermo sui conti correnti in pandemia é aumentato del 15%, e a possederlo sono solo le teste di cactus che affamano il paese grazie al loro potere politico. Le teste di cactus italiane poi, sono di un tipo particolare, con spine succhiasangue e quando hanno in mano la politica fiscale, la usano a profusione per i lori esclusivi interessi, incuranti del domani, perché comunque vada, i nostri figli potranno anche morire ma una testa di cactus in Italia ci sarà sempre.

*Marco Corrini, analista di marketing e scrittore