Economia allo specchio | 03 giugno 2021, 23:02

Gli strani effetti di Covid-19, ciclisti padroni delle strade e netturbini pubblici ufficiali. Di Carlo Manacorda*

Il buonsenso avrebbe suggerito che il periodo pandemico, con trasporti pubblici ridotti per capacità e quantità, non fosse il più idoneo per voler cancellare il trasporto privato cavalcando, in alternativa, biciclette o monopattini, esercizio non praticabile da tutti. Invece, oltre alle dolorose conseguenze che ben conosciamo, sotto il cappello dell'emergenza sanitaria, sono state stabilite regole che con l'emergenza nulla hanno a che fare. Eppure così è avvenuto, basti guardare a cosa contiene il “decreto semplificazioni” in materia di codice della strada

Gli strani effetti di Covid-19, ciclisti padroni delle strade e netturbini pubblici ufficiali. Di Carlo Manacorda*

Nel più assoluto rispetto delle dolorose conseguenze causate da Covid-19, sorprende che il virus abbia potuto produrre strani effetti anche per situazioni completamente estranee alla pandemia. Eppure, così è avvenuto.

Il Governo 2 di Giuseppe Conte, sotto il cappello dell’emergenza sanitaria determinata da Covid-19, con il decreto semplificazioni (DL 76/2020, L. 120/2020) ha spaziato in settori totalmente estranei alla Sanità: contratti pubblici, amministrazione digitale, economia verde, ecc. Per rispondere alle proteste contro l’incuria di strade, autostrade, ponti e viadotti, ha dettato disposizioni in materia di sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali. E, nella stessa norma che stabilisce questi interventi (art. 49), con “elevata coerenza legislativa di argomento (!!)”, si è avventurato nel Codice della strada (d.lgs. 285/1992), inserendovi numerose modificazioni non marginali.

È stato detto che anche queste modificazioni rispondevano a esigenze sanitarie. In particolare, definendo norme per favorire la mobilità individuale con biciclette, monopattini e simili, si evitavano affollamenti sui mezzi di trasporto pubblici, inadeguati per svolgere il servizio durante gli isolamenti imposti dalla pandemia. Libero ciascuno di ritenere che ciò sia vero. Ma è forte il sospetto ― specie per le modifiche che nulla hanno a che vedere con esigenze sanitarie ― che si siano piuttosto assecondate ideologie e strategie ben presenti in alcuni componenti del Governo Conte. Vediamo.

Con più disposizioni, nella viabilità cittadina il decreto semplificazioni rende sovrane biciclette e piste ciclabili. Nella classificazione delle strade, compaiono le strade urbane ciclabili, strade “ad un’unica carreggiata, con banchine pavimentate e marciapiedi, con limite di velocità non superiore a 30 km/h, definita da apposita segnaletica verticale ed orizzontale, con priorità per i velocipedi”, cioè biciclette, monopattini e simili. Si precisa, nei minimi dettagli, cos’è la corsia ciclabile e come essa sia privilegiata rispetto alla percorrenza della via da parte di altri mezzi. La pista ciclabile può essere invasa dagli altri veicoli soltanto per accedere agli spazi laterali di sosta veicolare.

C’è poi la corsia ciclabile per doppio senso ciclabile, cioè la parte longitudinale della carreggiata urbana a senso unico di marcia, delimitata con una striscia bianca discontinua, idonea a permettere, con ordinanza del Sindaco se il limite di velocità sia inferiore o uguale a 30 km/h, la circolazione dei velocipedi in senso contrario a quello di marcia degli altri veicoli. Questa facoltà può essere prevista indipendentemente dalla larghezza della carreggiata e dalla presenza di aree per la sosta veicolare. È individuata mediante apposita segnaletica.

I conducenti degli altri veicoli hanno l’obbligo di dare la precedenza ai velocipedi che circolano sulle strade urbane ciclabili o vi si immettono, nonché ai velocipedi che circolano sulle corsie ciclabili, e di adottare tutte le cautele qualora intendano superare un velocipede. Va da sé che si prevedono sanzioni per la violazione di tutte queste norme. Il decreto semplificazioni però stabilisce anche che i velocipedi devono transitare sulle corsie ciclabili. Ma solo “quando esistono”. E si darebbe per scontato (bontà del legislatore!) che, in assenza di queste, i ciclisti non possano viaggiare in bicicletta su marciapiedi e altri spazi dedicati alla viabilità dei pedoni.

In materia di sanzioni per violazione dei divieti di sosta e fermata, il decreto semplificazioni contiene un’altra novità. Con provvedimento del Sindaco, possono essere conferite funzioni di prevenzione e accertamento di tutte le violazioni in materia di sosta a pagamento a dipendenti comunali o delle società che esercitano la gestione della sosta di superficie o dei parcheggi, dipendenti individuati nominativamente e che devono aver superato un apposito corso di formazione. Sempre con provvedimento del Sindaco, analoghe funzioni possono essere conferite a dipendenti comunali o delle imprese addette alla raccolta dei rifiuti urbani e alla pulizia delle strade per violazioni in materia di sosta e fermata che impediscano l’esercizio delle loro attività. Tutte queste persone, durante lo svolgimento delle dette funzioni affidate, rivestono la qualifica di pubblico ufficiale. Anche in questo caso, sfugge totalmente quale connessione possa esserci tra la pandemia di Covid e l’esorbitante ampliamento di questi ausiliari, accertatori di violazioni. O siamo alle solite. Si tappano i buchi dei bilanci dei Comuni con le multe.

Con le norme sulle piste ciclabili, sembra che il decreto semplificazioni più che semplificare abbia creato un quadro di elevata confusione dal quale non sono estranee considerazioni di rischio e di buonsenso. In generale, le dimensioni delle vie cittadine non sono tali da consentire piste ciclabili e zone di sosta contigue. Si può supporre che gli automobilisti, effettuando la sosta o abbandonandola, intralcino o abbiano collisioni con biciclette o monopattini. Ovvero rischino di essere investiti da questi. Se poi piste ciclabili e zone di sosta sono divise da cordoli, si chiederanno all’automobilista esercizi di equilibrio per tenersi in posizione eretta. Il buonsenso avrebbe poi suggerito che il periodo pandemico, con trasporti pubblici ridotti per capacità e quantità, non fosse il più idoneo per voler cancellare il trasporto privato cavalcando, in alternativa, biciclette o monopattini, esercizio non praticabile da tutti.

Quanto agli automobilisti amanti della sosta selvaggia: arrendetevi! Ora la multa può anche arrivare dal netturbino.

*Carlo Manacorda, economista ed esperto di bilanci pubblici